Sala I
In questa sala sono esposti reperti lapidei, databili tra il VI e il XIII secolo, provenienti dalla chiesa di S. Pietro di Alba Fucens e rinvenuti in seguito al terremoto che si abbatté sulla Marsica il 13 gennaio 1915. I reperti più antichi risalgono alla prima metà del VI secolo. Si tratta di frammenti di plutei paleocristiani costituiti da lastre dello spessore di circa dieci centimetri su cui sono scolpiti, a bassissimo rilievo, croci greche. Ad epoca successiva risalgono due frammenti di transenna presbiteriale databili, rispettivamente, al XII e al XIII secolo. Il primo, di forma rettangolare, presenta al centro, racchiusa da un listello, una mandorla decorata internamente da quadrifogli traforati, mentre gli angoli esterni sono ornati da quattro fiori stilizzati. Il secondo è costituito da una lastra quadrangolare in cui è inserito un motivo a traforo composto da un cerchio a corolla perlinata da cui, a raggiera, si dipartono fantastiche foglie. Un reperto molto interessante, databile al secolo XII, è costituito da una lastra decorata sul lato sinistro da una cimasa di foglie di acanto, raffigurante un leone nell'atto di sbranare un peccatore; tale soggetto, all'epoca molto diffuso, simboleggia probabilmente la Chiesa che distrugge l'eresia. Nel centro della sala è esposta una numerosa serie di frammenti risalenti, per la maggior parte, al secolo XII; si tratta di mensole, capitelli e figure varie che componevano il coronamento dell'antica abside e l'iconostasi originaria, sostituita in seguito dall'opera cosmatesca di Andrea.
Di particolare interesse è il pilastrino che reca la seguente iscrizione:
ABAS OD / O RISIVS / FIERI FECIT, MAGISTER / GVALTERIVS, CVM MORON / TO ET PET / RVS FECIT / HOC OPVS.
L'iscrizione indica il committente dell'iconostasi e i maestri realizzatori: Gualtiero, Moronto e Pietro. Appartengono alla medesima opera due capitelli, uno dei quali poggia sul pilastrino e presenta su un lato figure zoomorfe e antropomorfe, mentre gli altri lati sono ornati da foglie d'acanto. L'altro capitello, in serie col precedente, mostra decorazioni, in altorilievo, ispirate all'arte classica. Ai lati del pilastrino si osservano dei frammenti realizzati prevalentemente dalla scuola di Gualtiero, caratterizzati da una componente lombarda che predilige la scultura ad altorilievo e a tuttotondo e da una componente classica. Risalgono probabilmente al IX secolo quattro frammenti di transenne, aventi in origine funzione di finestre; sono tutti contraddistinti dalla tecnica a traforo che nei primi due si realizza con motivi a quadrifoglio e negli altri due con cinque arcatelle. Sul lato destro della sala vi è un'intera parete ricoperta da frammenti databili per lo più al secolo XII e realizzati, probabilmente, da maestranze abruzzesi minori che hanno lavorato contemporaneamente alla scuola di Gualtiero. Tra i più interessanti si annovera un frammento di stipite in cui sono finemente scolpiti due animali fantastici tra motivi fitomorfi spiraliformi ed una lastra con figura frammentaria di balena, ritratta con la bocca aperta, forse nell'atto di rigurgitare il profeta Giona. L'ultima opera, databile al secolo XI, proviene dalla chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta di Rosciolo. Si tratta di una formella rettangolare su cui è raffigurata, in bassorilievo, la Vergine Regina in trono col Bambino benedicente seduto in grembo. Il rilievo è stato attribuito al maestro Niccolò, lo stesso artista che eseguì il proprio monumento funebre all'interno della chiesa di Rosciolo.