Crocifissione
- Appartenenza oggetto
- Proprio
- Categoria
- Dipinto
- Nazione, Regione, Provincia
- Italia
- Citta'
- Celano
- Luogo di conservazione
- Museo d'Arte Sacra della Marsica
- Luogo di collocazione
- Sala IV
- Materia e tecnica
- Affresco
- Autore
- Ignoto
- Datazione
- Sec. XV (seconda met
- Provenienza
- Tagliacozzo (AQ) - Palazzo Ducale - Cappella - Visualizza sito
- Dimensioni
- h. 203 cm, largh.149 cm
- Diritti oggetto digitale
- Soprintendenza PSAE - L'Aquila
Descrizione breve
Il dipinto raffigura il noto episodio evangelico secondo il consueto schema iconografico: al centro Cristo Crocifisso coperto da perizoma annodato sul lato sinistro, a sinistra la Vergine completamente avvolta da un manto scuro con lumeggiature dorate, con il busto e le mani rivolti verso la croce e il volto allo spettatore; a destra è il giovane apostolo Giovanni, raffigurato a piedi nudi con veste gialla e manto rosso, che con la mano destra indica all’osservatore il tragico evento che si compie. La scena è definita lateralmente da due colonne scanalate con capitelli corinzi che sorreggono il fregio adorno di festoni rossi e verdi. In basso è un alto zoccolo decorato con girali vegetali racchiudenti motivi floreali.
Bibliografia
M. JACKSON, Affreschi inediti a Tagliacozzo, in "L'Arte", XV, n°5, Roma 1912;
C. TROPEA, Dipinti murali del palazzo Ducale di Tagliacozzo, in Architettura e Arte nella Marsica, I Architettura, L'Aquila 1985.
Commenti
Il dipinto, con l’Annunciazione, la Natività e l’Adorazione dei Magi, costituiva un ciclo pittorico che decorava le quattro pareti della cappella gentilizia del Palazzo Ducale di Tagliacozzo. A causa del preoccupante stato di degrado in cui versava per l’azione di agenti atmosferici, favorita dalla presenza di due monofore sulla parete, l'affresco fu asportato nel 1979 con la tecnica dello “strappo” e riportato su un supporto in vetroresina. Dal 1983 è in esposizione temporanea al Museo in oggetto per essere in un futuro prossimo ricollocato nella sede di appartenenza non appena saranno portati a termine i lavori di restauro. Attribuiti da Margherita Jackson, che vi ravvisava similitudini con il ciclo del Duomo di Atri, al pittore marsicano Andrea Delitio, dal Longhi e da Cesare Brandi i dipinti sono stati riferiti alla produzione giovanile di Lorenzo da Viterbo; in verità il problema dell’attribuzione della paternità dei dipinti resta ancora insoluto anche per la mancanza di un qualche supporto documentario che avvalori o smentisca le varie ipotesi. L'artista fa uso di un linguaggio essenziale e drammatico ma al tempo stesso composto, particolarmente evidente nella figura della Vergine, e facendo proprie le esperienze artistiche del periodo riesce a elaborare un linguaggio personale ed originale.