Sale VI e VII
Le sale VI e VII costituiscono la sezione "più preziosa" del percorso museale perché interamente dedicate alle oreficerie di uso liturgico, provenienti da varie chiese della Marsica, la cui produzione fu molto fiorente in Abruzzo, tra il Medioevo ed il Rinascimento, nelle prestigiose scuole di Guardiagrele, L'Aquila, Sulmona e Teramo. Un gran numero delle opere esposte proviene dal Museo di Palazzo Venezia di Roma, dove erano state trasportate dopo il disastroso terremoto del 1915 in deposito temporaneo; le oreficerie, appartenenti a periodi diversi, sono riferibili soprattutto alla scuola sulmonese; non mancano però esempi di scuola aquilana, romana e di botteghe diverse. La sesta sala ospita opere che abbracciano un ampio arco di tempo che va dal XIII al XVII secolo. Nella prima vetrina, accanto a due croci processionali arcaiche, è esposta una stauroteca del XIII secolo, pregevole lavoro di argento, perle e gemme, che secondo la tradizione faceva parte del tesoro donato alla chiesa di S. Pietro di Alba Fucens dalla regina Giovanna I di Napoli. Considerata il più antico esemplare di oreficeria nella Marsica, essa è una preziosa testimonianza di arte bizantina, opera probabilmente di maestranze provenienti dall'Oriente che lavorarono presso il monastero di Montecassino.
Nella seconda vetrina, oltre una croce processionale di Cese, segnaliamo il calice e la patena del XIV secolo provenienti dalla chiesa di S. Giovanni di Celano; opere della scuola sulmonese, costituiscono un esempio della felice sintesi della lavorazione dell'argento con l'uso degli ornati a smalto. Sul calice sono visibili tre stemmi della famiglia Berardi, conti di Celano dal X al XV secolo.
Al centro della sala è la famosa Croce degli Orsini, datata 1334, così denominata perché commissionata da un esponente della prestigiosa famiglia il cui stemma compare più volte sulla croce. L'opera, autentico capolavoro dell'arte orafa, è caratterizzata dalla ricchezza del reperterio figurativo, dall'elegante lavorazione dell'ornato, dall'alta qualità degli smalti e dal plastico modellato delle figure.
Seguendo il percorso, nella quarta vetrina, si possono ammirare un raffinato ed elegante turibolo d'argento del XV secolo, una pace del XVI secolo testimonianza di una liturgia ormai scomparsa, a noi sconosciuta, ed un prezioso cofanetto di legno e d'avorio, del secolo XV, attribuito alla bottega degliEmbriachi scultori in avorio operosi a Firenze, in Lombardia e Venezia, che riprendendo l'uso dei certosini inserirono i loro rilievi eburnei entro intelaiature di legno pregiato. Nella vetrina è esposta anche una croce processionale del XVII secolo di scuola aquilana, proveniente dalla chiesa di S. Lucia di Magliano dei Marsi.
Nell'ultima vetrina sono raccolte tre croci astili del XVI secolo tra cui segnaliamo quella recante lo stemma dei Piccolomini, proveniente dalla chiesa di S. Giovanni di Celano.
Addossati alle pareti si possono ammirare pregevoli affreschi provenienti dal Palazzo Ducale di Tagliacozzo provvisoriamente esposti nei locali del Museo; commissionate dagli Orsini nel secolo XV, le pitture decoravano il loggiato del Palazzo; a causa del loro cattivo stato di conservazione furono "strappate" e rimontate su pannelli in vetroresina. I dipinti, di alto livello artistico, raffigurano personaggi famosi disposti a coppie entro nicchie a conchiglia definite da pilastri decorati da un motivo ornamentale a candelabra.
La sala settima, di modeste dimensioni, in origine adibita a cappellina privata dei Piccolomini, ospita solo due vetrine. Nella prima si segnala un ostensorio, datato 1885, che ripropone il modello detto "a sole" con un ricco repertorio figurativo tipico del secolo XVIII. Al centro è esposta una croce processionale del XV secolo, proveniente dalla chiesa di S. Nicola di Alba Fucens, che ripete l'iconografia tradizionale e risulta di difficile attribuzione per la mancanza di punzoni o altri elementi distintivi che consentano di identificarne il centro di produzione. Nella stessa vetrina è conservato inoltre un turibolo d'argento, datato 1779, che presenta tipologia e decorazioni largamente usate nella suppellettile sacra del secolo XVIII.
Nella seconda vetrina si può ammirare un turibolo di scuola romana del XVIII secolo, sul quale sono punzonati il bollo camerale di Roma (ombrellino e chiavi decussate) e quello dell'argentiere Antonio Giordani. Al centro è invece una grande croce processionale di notevole interesse artistico, realizzata dalla scuola sulmonese, come dimostrano i due diversi tipi di bollo SUL visibili sulle lamine.